Io intendo di parlar solamente di quella Commedia che gl'Italiani chiamano degl'Istrioni, e dico che secondo che noi la vediamo in Francia allo stanzone italiano, a parlar propriamente non si può dir Commedia, non essendovi nè filo, nè legamento, nè orditura di buon gusto, nè forma immaginabile di caratteri. Ella non è altro che un concerto mal formato di diversi interlocutori, ciascheduno de' quali pensa a dire di mano in mano quello che gli pare che torni bene alla propria rappresentanza: a darle il suo vero nome, una filastrocca di concetti spropositati in bocca degl'Innamorati, e di buffonerie magre in bocca delle Maschere.
Io per me vorrei che mi si dicesse dove ci si riconosca mai un po' di buon gusto. Un basso continuo di pensieri pieni di cieli, di soli, di stelle, d'elementi: e d'affettazione d'una semplicità così caricata che non ha niente del verisimile.
Confesso bene che la buffoneria è inarrivabile, e di cento che credo d'aver veduto mettersi a voler imitarla, non ho veduto uno che s'avvicini a mille miglia alla grazia delle smorfie, degli atteggiamenti, dei moti, nell'agilità, negli scontorcimenti di corpi fatti propriamente a vite, e nell'arrendevolezza d'occhj, di bocche, di mostacci che vanno di qua di là di sù di giù, per tutti i versi che vogliono. Io non so (e sia detto con pace degli autori che ne dicono così gran cose) se i Mimi e i Pantomimi degli antichi si possano essere arrivati più là. Veramente per aver gusto a quel che si sente, bisogna averlo cattivo bene: ma per non averlo a quel che si vede, bisogna averlo peggiore assai; e mi parrebbe vendetta da una delicatezza o d'una gravità molto ippocrita il non sodisfarsi della loro azione per non trovar da sodisfarsi del loro discorso.
| |
Opere slegate
di Charles de Marguetel de Saint-Denis de Saint-Évremond
pagine 263 |
|
|
Commedia Italiani Istrioni Francia Commedia Innamorati Maschere Mimi Pantomimi
|