Non è dubbio che tutto quello che si rappresenta, come lo spirito non ci ha il suo conto, a lung'andare viene a noia, ma in quel primo abbordo, e anche per qualche poco di tempo, piace. Ora, secondo che l'uomo di giudizio non piglia la buffoneria se non a sorsi, bisogna finirla innanzi che lo spirito abbia tempo di riaversi da quella prima sorpresa che non gli lascia ravvisare l'improprietà del discorso e la stravoltura del naturale: e in questo veramente manca la Commedia Italiana, perchè sul primo annoiamento vi raffibbia il secondo più stucchevole del primo, e il mutare, in cambio di sollevarvi, vi mette in terra affatto.
Quando voi non potete più del redicolo, vengono fuora gl'innamorati a finirvi d'ammazzare. Poter del mondo, questa, per un uomo che abbia un po' di gusto, è una morte: e sto per dire che compatirei assai più uno che si eleggesse di morir lì più tosto che stare a sentire quegli spropositacci, che non compatisco quel Lacedemone a chi il Boccalini fa eleggere d'esser prima impiccato che aver a legger tutto il racconto della guerra di Pisa del Guicciardini. Pure, se qualche sciocco, per la sola gola di vivere, si sottopone all'atrocità d'un tormento così orribile, quando ci s'aspetta di riaversi un poco con qualche varietà dilettevole, eccoti il Dottore a finir di metterlo in disperazione. Io so che per fare un carattere naturale d'un Dottore scimunito, bisogna fargli sempre rigirare il discorso su la scienza della quale è invasato. Ma quel non farlo mai rispondere a cosa che se gli dica, il fargli far tirare di citazioni d'autori e di testi che gli abbia a mancare il fiato, questo mi pare che sia un introdurre in palco un pazzo che anderebbe serrato, e non un cavare un redicolo giudizioso della stucchevolaggine d'un Dottore.
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Opere slegate
di Charles de Marguetel de Saint-Denis de Saint-Évremond
pagine 263 |
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