Contemperata col tempo la forza dell'animo per le cose grandi con la gentilezza dello spirito per la conversazione, ammessero la Commedia, continuando così in una discreta alternativa, or tenendosi a scuola con le idee forti, ora trastullandosi con le tenere.
Corrotta la Repubblica, non si seppe più di Tragedia; scansando gli animi di specchiarsi in una virtù nella quale non si riconoscevano.
Da quel tempo insino alla fine della Repubblica, la Commedia parteggiò il teatro tutto per seco, servendo di respiro ai Grandi, di divertimento alle persone più civili e di miglior gusto, e di perditempo a una plebe o rilassata o mansuefatta.
Un poco innanzi la guerra civile lo spirito della Tragedia ritornò a stuzzicare gli animi, credo io, in quella per ancora segreta disposizione d'un genio che gli temperava alle funeste revoluzioni che succederono. Cesare ne compose una, e diventò subito la moda, datecisi molte altre persone di qualità.
Cessati i torbidi sotto Augusto, e ristabilita la tranquillità, non si pensò più ad altro che a darsi piacere e bel tempo. Tornarono le Commedie, i Pantomimi vennero in voga, senza pregiudizio però della Tragedia che ebbe sempre il suo credito. L'idee funeste che si risvegliarono sotto Nerone mossero Seneca a comporre tutte quelle ch'ei ci ha lasciate. Venuta finalmente, con la generalità del vizio, la pienezza della corruttela, i Pantomimi rimasero soli, e non ci fu più nè Tragedia nè Commedia. Abbandonati gli spettacoli all'ingegneria de' sensi, e dato divieto alla mente di più intervenirvi, tutto era ordinato a contentar la vista con posture e atteggiamenti abili ad eccitare idee voluttuose.
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Opere slegate
di Charles de Marguetel de Saint-Denis de Saint-Évremond
pagine 263 |
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