Da principio si bada a tutto: le sinfonie, l'andare unito degli strumenti s'osserva per minuto, e non si perde nulla di quelle tante varie cose che s'uniscono per formare la perfetta armonia d'un'orchestra: ma di lì a un poco gli strumenti ci cominciano a far tanto di capo, e la musica non è più altro agli orecchj che un frastuono confuso che non lascia più distinguer nulla. Ma chi può resistere a un recitativo o a un canterellare che non ha nè la grazia del canto, nè la forza aggradevole della parola? La mente, affaticata da una lunga attenzione senza sentir mai nulla, si sforza d'eccitare in se stessa qualche cosa che la muova, e dopo un vano struggersi per abbracciar qualche cosa delle impressioni esterne, irritata d'un ozio così disperato, se ne vendica con l'astrarsi; in somma, il tedio cresce a segno che non si vede l'ora d'uscir di lì, e l'unica sodisfazione dello spettatore è il farsi animo col pensare e ricordarsi più spesso ch'ei può che una volta lo spettacolo ha da finire. La cagione primaria di tutto questo male credo che sia, almeno secondo che io ho veduto, che ordinariamente in un'opera la peggio cosa suol essere il suggetto e le parole. Ora, egli è un bel regalare gli occhj e gli orecchj, quando lo spirito sta a digiuno. L'anima, che se l'intende assai più seco che co' sensi, s'impietrisce come per dispetto contro ogni esterna impressione, e non potendo tanto, le nega un certo consenso amorevole senza del quale gli oggetti eziandio i più voluttuosi vi fanno poco breccia, o nessuna.
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Opere slegate
di Charles de Marguetel de Saint-Denis de Saint-Évremond
pagine 263 |
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