Lambert (sic), non si può negare, ha una bellissima fantasia, capace di variare in infinito e sempre con infinito giudizio, tanto per le voci che per gl'istrumenti. Io non ho sentito recitativo nè più facile nè meglio variato del suo: ma in quanto a per la natura delle passioni e la qualità de' sentimenti che s'hanno a esprimere, dico ch'ei farà sempre bene a contentarsi di ricevere dagli autori quell'istruzione che i medesimi autori non farebbono alle volte male a contentarsi di ricever da Battista, essendo la sfera di quest'uomo troppo e poi troppo trascendente.
Bisogna adesso che io vi dica qualche cosa della poca stima che hanno gli Italiani delle nostre Opere, e della poca sodisfazione che abbiamo noi delle loro. Gli Italiani, che non premono in altro che nel rappresentare e nell'esprimer le cose, non si possono dar pace che noi abbiamo a chiamare Opera un intreccio di musiche e di balletti che, a dire il vero, non ha che fare interamente col suggetto principale. I franzesi, all'incontro, assuefatti alla vaghezza delle loro scene, alla galanteria delle loro arie e all'incanto delle loro sinfonie, non si possono dar pace che gl'Italiani abbiano a chiamar paradisi l'orchestre di Venezia, e non vogliono saper niente d'un recitativo che oltre l'esser lungo è sempre il medesimo. Ancor io confesso che non l'intendo e che non ve lo saprei definire, se pure non vi dicessi ch'egli è una tal cosa di mezzo che non è nè cantare nè recitare: una tal cosa che gli antichi non hanno conosciuto, in somma una storpiatura del canto e della parola.
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Opere slegate
di Charles de Marguetel de Saint-Denis de Saint-Évremond
pagine 263 |
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