— Bevi, mio buon Yanez.
— Alla tua salute, Sandokan.
— Alla tua.
Vuotarono i bicchieri e si assisero dinanzi al tavolo.
Il nuovo arrivato era un uomo sui trentatré o trentaquattro anni, cioè un po' più anziano del compagno. Era di media statura, robustissimo, dalla pelle bianchissima, i lineamenti regolari, gli occhi grigi, astuti, le labbra beffarde, e sottili, indizio di una ferrea volontà. A prima vista si capiva che era un europeo non solo, ma che doveva appartenere a qualche razza meridionale.
— Ebbene, Yanez, — chiese Sandokan, con una certa emozione, — hai veduta la fanciulla dai capelli d'oro?
— No, ma so quanto volevi sapere.
— Non sei andato a Labuan?
— Sì, ma capirai che su quelle coste guardate dagli incrociatori inglesi, riesce difficile lo sbarco a gente della nostra specie.
— Parlami di questa fanciulla. Chi è?
— Ti dirò che è una creatura meravigliosamente bella, tanto bella da essere capace di stregare il più formidabile pirata.
— Ah! — esclamò Sandokan.
— Mi dissero che ha i capelli biondi come l'oro, gli occhi più azzurri del mare, le carni bianche come l'alabastro. So che Alamba, uno dei nostri più feroci pirati, la vide una sera passeggiare sotto i boschi dell'isola e che fu tanto colpito da quella bellezza da fermare la sua nave per meglio contemplarla, a rischio di farsi massacrare dagli incrociatori inglesi.
— Ma a chi appartiene?
— Da alcuni si dice che sia figlia di un colono, da altri di un lord, da altri ancora che sia nientemeno che parente del governatore di Labuan.
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