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      — È là — mormorò egli, dopo alcuni istanti di contemplazione. — Strano destino, che mi spingi laggiù, dimmi se mi sarai fatale! Dimmi se quella donna dagli occhi azzurri e dai capelli d'oro che ogni notte conturba i miei sogni, sarà la mia perdita!...
      Scosse il capo come se volesse scacciare un cattivo pensiero, poi a lenti passi discese una stretta scaletta aperta nella roccia e che conduceva alla spiaggia. Un uomo lo attendeva al basso: era Yanez.
      — Tutto è pronto — disse questi. — Ho fatto preparare i due migliori legni della nostra flotta, rinforzandoli con due grosse spingarde.
      — E gli uomini?
      — Tutte le bande sono schierate sulla spiaggia, coi loro capi. Non avrai che da scegliere le migliori.
      — Grazie, Yanez.
      — Non ringraziarmi, Sandokan; forse ho preparato la tua rovina.
      — Non temere, fratello mio; le palle hanno paura di me.
      — Sii prudente, molto prudente.
      — Lo sarò e ti prometto che, appena avrò veduta quella fanciulla ritornerò qui.
      — Dannata femmina! Strangolerei quel pirata che per primo la vide e ne parlò a te.
      — Vieni, Yanez.
      Attraversarono una spianata, difesa da grandi bastioni, e armata di grossi pezzi d'artiglieria, di terrapieni e di profondi fossati e giunsero sulle rive della baia, in mezzo alla quale galleggiavano dodici o quindici velieri, che si chiamano prahos. Dinanzi ad una lunga fila di capanne e di solidi fabbricati, che parevano magazzini, trecento uomini stavano schierati in bell'ordine, in attesa d'un comando qualunque per slanciarsi, come una legione di demoni, sulle navi e spargere il terrore su tutti i mari della Malesia.


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Le Tigri di Mompracem
di Emilio Salgari
pagine 343

   





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