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      Che uomini e che tipi!
      Vi erano dei malesi, di statura piuttosto bassa, vigorosi e agili come le scimmie, dalla faccia quadra e ossuta, dalla tinta fosca, uomini famosi per la loro audacia e ferocia; dei battias, dalla tinta ancor più fosca, noti per la loro passione per la carne umana, quantunque dotati di una civiltà relativamente assai avanzata; dei dayaki della vicina isola di Borneo, di alta statura, dai lineamenti belli, celebri per le loro stragi, che valsero loro il titolo di tagliatori di teste; dei siamesi, dal viso romboidale e gli occhi dai riflessi giallastri; dei cocincinesi, dalla tinta gialla e il capo adorno di una coda smisurata e poi degli indiani, dei bughisi, dei giavanesi, dei tagali delle Filippine e infine dei negritos con delle teste enormi ed i lineamenti ributtanti.
      All'apparire della Tigre della Malesia, un fremito percorse la lunga fila dei pirati; tutti gli occhi parvero incendiarsi e tutte le mani si raggrinzarono attorno alle armi.
      Sandokan gettò uno sguardo di compiacenza sui suoi tigrotti, come amava chiamarli, e disse:
      — Patan, fatti innanzi.
      Un malese, di statura piuttosto alta, dalle membra poderose, la tinta olivastra e vestito d'un semplice sottanino rosso adorno di alcune piume, si avanzò con quel dondolamento che è particolare agli uomini di mare.
      — Quanti uomini conta la tua banda? — chiese.
      — Cinquanta, Tigre della Malesia.
      — Tutti buoni?
      — Tutti assetati di sangue.
      — Imbarcali su quei due prahos e cedine la metà al giavanese Giro-Batol.
      — E si va?


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Le Tigri di Mompracem
di Emilio Salgari
pagine 343

   





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