— gridò Sandokan, alzando su di lui la scimitarra. Proprio in quell'istante un colpo di fucile partiva dalla giunca e il povero Ragno cadeva sul ponte fulminato.
— Ah! grazie, mio tigrotto — disse Sandokan. — Volevi salvarmi!
Si scagliò innanzi come un toro ferito, si aggrappò alla bocca di un cannone, si issò sul ponte della giunca e si precipitò fra i combattenti con quella pazza temerità che tutti ammiravano.
L'intero equipaggio della nave mercantile si gittò addosso a lui per contrastargli il passo.
— A me, tigrotti! — gridò egli, abbattendo due uomini col rovescio della scimitarra. Dieci o dodici pirati, arrampicandosi come scimmie su per gli attrezzi e saltando le murate, si slanciarono in coperta, mentre l'altro praho gettava i grappini d'abbordaggio.
— Arrendetevi! — gridò la Tigre ai marinai della giunca.
I sette od otto uomini che ancora sopravvivevano, vedendo altri pirati invadere la tolda, gettarono le armi.
— Chi è il capitano? — chiese Sandokan.
— Io — rispose un cinese, facendosi innanzi, tremando.
— Tu sei un prode, ed i tuoi uomini sono degni di te — disse Sandokan. — Dove andavi?
— A Sarawack.
Una profonda ruga si disegnò sull'ampia fronte del pirata.
— Ah! — esclamò con voce sorda. — Tu vai a Sarawack. E che cosa fa il rajah Brooke, lo «Sterminatore dei pirati»?
— Non lo so, mancando da Sarawack da parecchi mesi.
— Non importa, ma gli dirai che un giorno andrò a gettare l'ancora nella sua baia e che là attenderò i suoi legni. Oh! la vedremo se lo «Sterminatore dei pirati» sarà capace di vincere i miei.
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