Sandokan e quattro altri, coperti di ferite, colle armi insanguinate fino all'impugnatura, con uno sforzo poderoso si aprirono il passo e tentarono di guadagnare la prua, per arrestare a colpi di cannone quella valanga d'uomini.
A metà del ponte Sandokan cadde colpito in pieno petto da una palla di carabina, ma subito si rialzò, urlando: — Ammazza! Ammazza!... Gli inglesi si avanzavano a passo di carica colle baionette calate. L'urto fu mortale.
I quattro pirati che si erano gettati dinanzi al loro capitano per coprirlo, sparvero fra una scarica di fucili, rimanendo stecchiti; ma non così accadde alla Tigre della Malesia.
Il formidabile uomo, malgrado la ferita che mandava fiotti di sangue, con un salto immenso raggiunse la murata di babordo, abbattè col troncone della scimitarra un gabbiere che cercava di trattenerlo e si gettò a capofitto in mare, scomparendo sotto i neri flutti.
LA «PERLA DI LABUAN»
Un tale uomo dotato di una forza così prodigiosa, di una energia così straordinaria e di un coraggio così grande, non doveva morire.
Infatti, mentre il piroscafo proseguiva la sua corsa trasportato dalle ultime battute delle ruote, il pirata con un vigoroso colpo di tallone risaliva a galla e si portava al largo, per non venire tagliato in due dallo sperone del nemico o preso a colpi di fucile.
Rattenendo i gemiti che gli strappava la ferita e frenando la rabbia che lo divorava, si rannicchiò, tenendosi quasi del tutto sommerso, in attesa del momento opportuno per guadagnare le coste dell'isola.
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Sandokan Tigre Malesia
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