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      E così quella fanciulla, colla sua intrepidezza e la sua bontà e per la sua bellezza, si era meritata quel soprannome di «Perla di Labuan», soprannome volato così lontano e che aveva fatto battere il cuore della formidabile Tigre della Malesia. Ma sotto quei boschi, quasi lontana da ogni creatura civile, la bambina, diventata ragazza, non si era mai accorta di essere donna; ma quando ebbe veduto quel fiero pirata, senza sapere il perché, ella aveva provato uno strano turbamento. Cos'era? Ella lo ignorava, ma si vedeva sempre dinanzi agli occhi, e alla notte le appariva in sogno, quell'uomo dalla figura così fiera, che aveva la nobiltà di un sultano e che possedeva la galanteria d'un cavaliere europeo, quell'uomo dagli occhi scintillanti, dai lunghi capelli neri e quel viso su cui leggevasi a chiare parole un coraggio più che indomito e un'energia più unica che rara. Dopo d'averlo affascinato coi suoi occhi, colla sua voce, colla sua bellezza, era rimasta a sua volta affascinata e vinta.
      Aveva dapprima cercato di reagire contro quel battito del cuore, che per lei era nuovo, come era nuovo per Sandokan, ma invano. Sentiva sempre che una forza irresistibile la spingeva a rivedere quell'uomo e che non ritrovava la calma di prima che presso di lui; si sentiva solamente felice quando si trovava al letto di lui e quando gli leniva gli acuti dolori della ferita col suo chiacchierìo, coi suoi sorrisi, colla sua impareggiabile voce e colla sua mandola. E bisognava vederlo in quei momenti, Sandokan, quando ella cantava le dolci canzoni del lontano paese natìo, accompagnandole coi delicati suoni del melodioso istrumento.


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Le Tigri di Mompracem
di Emilio Salgari
pagine 343

   





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