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      Ad un tratto però diede indietro, mandando un grido soffocato, che parve un lontano ruggito. La faccia si alterò spaventosamente, prendendo una feroce espressione.
      La Tigre della Malesia, fino allora affascinata, stregata, ora che si sentiva guarita, improvvisamente si risvegliava. Tornava l'uomo feroce, spietato, sanguinario, dal cuore inaccessibile ad ogni passione.
      — Che cosa sto per fare io? — esclamò, con voce rauca, passandosi le mani sull'ardente fronte. — Ma che sia proprio vero che io amo quella fanciulla? È stato un sogno od una inesplicabile pazzia? Che io non sia più il pirata di Mompracem, per sentirmi attratto da una forza irresistibile verso quella figlia di una razza, alla quale io ho giurato odio eterno?
      «Io amare!... Io che non ho provato altro che impeti di odio e che porto il nome di una belva sanguinaria!... Dimenticherei io forse la mia selvaggia Mompracem, i miei fedeli tigrotti, il mio Yanez, che mi aspettano chissà mai in quali ansie? Dimentico io forse che i compatrioti di quella fanciulla, non aspettano che il momento propizio per distruggere la mia potenza?
      «Via questa visione che mi ha perseguitato per tante notti, via questi fremiti che sono indegni della Tigre della Malesia! Spegniamo questo vulcano che mi arde il cuore e facciamo invece sorgere mille abissi fra me e quella sirena incantatrice!...
      «Su, Tigre, fa' udire il tuo ruggito, seppellisci la riconoscenza che devi a queste persone che ti hanno curato, va', fuggi lontano da questi luoghi ritorna a quel mare che senza volerlo ti spinse su queste spiagge, ritorna il temuto pirata della formidabile Mompracem!


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Le Tigri di Mompracem
di Emilio Salgari
pagine 343

   





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