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      .. Orsù, partiamo!
      Guardò giù: tre soli metri lo dividevano dal suolo. Tese gli orecchie non udì rumore alcuno.
      Scavalcò il davanzale, e saltò leggermente fra le aiuole e si diresse verso l'albero, sul quale poche ore prima erasi assisa Marianna.
      — Era qui che ella riposava — mormorò egli con voce triste. — Oh! quanto eri bella o Marianna!... Ed io non ti rivedrò più mai!... E non udrò più mai la tua voce, più... più!...
      Si curvò sull'albero e raccolse un fiore, una rosa dei boschi, che la giovane lady aveva lasciata cadere. L'ammirò a lungo, la fiutò più volte, e appassionatamente se la nascose in petto, quindi mosse rapidamente verso la cinta del parco mormorando:
      — Andiamo Sandokan; tutto è finito!...
      Era giunto sotto a palizzata e stava per prendere lo slancio, quando retrocesse vivamente, colle mani nei capelli, lo sguardo torvo, emettendo una specie di singhiozzo.
      — No!... No!... — esclamò egli, con accento disperato. — Non posso, non posso!... Che si inabissi Mompracem, che si uccidano i miei tigrotti, che si disperda la mia potenza, io rimango!...
      Si mise a correre nel parco come se avesse paura di ritrovarsi sotto le palizzate della cinta, e non si arrestò che sotto le finestre della sua stanza. Esitò un'altra volta, poi con un salto si aggrappò al ramo di un albero e raggiunse il davanzale.
      Quando si ritrovò in quella casa che aveva lasciata colla ferma decisione di mai più ritornarvi, un secondo singhiozzo gli rumoreggiò in fondo alla gola.
      — Ah!... — esclamò egli. — La Tigre della Malesia sta per tramontare!


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Le Tigri di Mompracem
di Emilio Salgari
pagine 343

   





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