— Ebbene... amatemi — mormorò ella, che si sentiva vinta da tanto amore.
Il pirata gettò un grido, ma uno di quei gridi che di rado escono da una gola umana. Quasi nello stesso tempo echeggiarono due o tre colpi di fucile.
— La tigre — esclamò Marianna.
— È mia! — gridò Sandokan.
Cacciò gli sproni nel ventre del cavallo e partì come un fulmine, cogli occhi sfavillanti d'ardire e il kriss in pugno, seguito dalla giovanetta che si sentiva attratta verso quell'uomo, che giuocava così audacemente la propria esistenza, per mantenere una promessa.
Trecento passi più oltre, stavano i cacciatori. Dinanzi a loro, a piedi, si avanzava l'ufficialetto di marina col fucile puntato verso un gruppo di alberi. Sandokan si gettò d'arcioni, gridando:
— La tigre è mia!
Pareva una seconda tigre; spiccava salti di sedici piedi e ruggiva come una fiera.
— Principe! — gridò Marianna, che era discesa da cavallo.
Sandokan non udiva nessuno in quel momento, e continuava ad avanzarsi correndo.
L'ufficiale di marina che lo precedeva di dieci passi, udendolo avvicinarsi, puntò rapidamente il fucile e fece fuoco sulla tigre che si teneva ai piedi di un grosso albero, colle pupille contratte, i potenti artigli aperti, pronta a slanciarsi. Il fumo non si era ancora dissipato che la si vide attraversare lo spazio con impeto irresistibile e rovesciare l'imprudente e maldestro ufficiale. Stava per riprendere lo slancio per gettarsi sui cacciatori, ma Sandokan era lì. Impugnato solidamente il kriss si precipitò contro la belva, e prima che questa, sorpresa da tanta audacia, pensasse a difendersi, la rovesciava al suolo, serrandole la gola con tale forza da soffocarle i ruggiti.
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Marianna Sandokan Marianna Sandokan
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