— No, Sandokan. Ma ho paura, una disgrazia sta per accadere, fuggi, fuggi da qui.
— Non ho paura io, la Tigre della Malesia non ha mai tremato e...
Si arrestò di colpo, rabbrividendo suo malgrado. Un cavallo era entrato nel parco, arrestandosi dinanzi alla palazzina:
— Mio zio!... Fuggì Sandokan! — esclamò la giovanetta. — Io!... Io!...
In quel momento istesso entrava nel salotto lord James. Non era più l'uomo del giorno innanzi: era grave, accigliato, torvo, e indossava la divisa di capitano di marina.
Con un gesto sdegnoso respinse la mano che il pirata audacemente gli porgeva, dicendo con freddo accento:
— Se io fossi stato un uomo della vostra specie, anziché chiedere ospitalità ad un nemico acerrimo, mi sarei lasciato uccidere dalle tigri della foresta. Ritirate quella mano che appartiene ad un pirata, ad un assassino!
— Signore! — esclamò Sandokan, che aveva ormai compreso di essere stato scoperto e che si preparava a vendere caramente la vita. — Non sono un assassino, sono un giustiziere!
— Non un accento di più in casa mia: uscite!
— Sta bene — rispose Sandokan. Gettò un lungo sguardo sull'amante che era caduta sul tappeto semisvenuta, fece atto di precipitarsi, ma si frenò, e a lenti passi, colla mano destra sull'impugnatura del kriss, la testa alta, lo sguardo fiero, uscì dalla sala e discese i gradini, soffocando, con uno sforzo prodigioso, i battiti furiosi del cuore e la profonda emozione che lo invadeva.
Quando però giunse nel parco si fermò, snudando il kriss, la cui lama scintillò ai raggi della luna.
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