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      — Devo credervi?
      — La Tigre della Malesia non promette invano. Alzati e ascoltami.
      Il sergente si rizzò, tremante, fissando su Sandokan due occhi spaventati.
      — Parlate — disse.
      — Io ho detto che ti dono la vita, ma devi rispondere a tutte le domande che io ti farò.
      — Dite.
      — Dove credono che io sia fuggito?
      — Verso la costa occidentale.
      — Quanti uomini ho dietro di me?
      — Non lo posso dire; sarebbe un tradimento.
      — Hai ragione; non ti rimprovero, ti stimo anzi.
      Il sergente lo guardò con stupore.
      — Che uomo siete voi? — gli chiese. — Vi credevo un miserabile assassino, ma vedo che tutti s'ingannano.
      — Non m'importa. Spogliati della tua divisa.
      — Che cosa volete farne?
      — Mi servirà per fuggire e niente di più. Vi sono dei soldati indiani tra quelli che m'inseguono?
      — Sì, dei sipai.
      — Sta bene: spogliati e non opporre resistenza, se vuoi che ci lasciamo da buoni amici.
      Il soldato obbedì. Sandokan bene o male indossò la divisa, si cinse la daga e la cartucciera, si mise in capo il berretto e si gettò ad armacollo la carabina.
      — Lasciati legare, ora — disse poi al soldato.
      — Voi volete farmi divorare dalle tigri?
      — Bah! Le tigri non sono così numerose come credi. Eppoi bisogna che prenda le mie misure, per impedire di tradirmi.
      Afferrò fra le robuste braccia il soldato che non osava opporre resistenza, lo legò ad un albero con una solida corda, poi si allontanò a rapidi passi, senza volgersi indietro.
      — Affrettiamoci — disse. — Bisogna che questa notte raggiunga la costa e m'imbarchi, o domani sarà troppo tardi.


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Le Tigri di Mompracem
di Emilio Salgari
pagine 343

   





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