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      Non voglio perdere tutte le cento sterline.
      — Vi acconsento — rispose Sandokan sorridendo.
      Il cavalleggero ringuainò la sciabola, rimontò in sella, mettendosi dinanzi il moschetto armato e salutò il sergente, dicendogli:
      — Ci ritroveremo sull'opposto margine della foresta.
      — M'aspetterai molto — mormorò Sandokan.
      Aspettò che il cavaliere fosse scomparso fra la macchia, poi si avvicinò all'albero su cui tenevasi nascosto il suo malese, dicendo:
      — Scendi, Giro-Batol.
      Non aveva ancora terminata la frase che già il malese cadeva ai suoi piedi, gridando con voce rotta:
      — Ah... mio capitano!...
      — Sei sorpreso di rivedermi ancora vivo, mio valoroso?
      — Potete crederlo, Tigre della Malesia — disse il pirata che aveva le lagrime agli occhi. — Credevo di non rivedervi più mai, essendo ormai certo che gli inglesi vi avessero ucciso.
      — Ucciso! Gli inglesi non hanno ferro bastante per toccare il cuore della Tigre della Malesia — rispose Sandokan. — Mi avevano gravemente ferito, è vero, ma come vedi sono guarito e pronto a ricominciare la lotta.
      — E tutti gli altri?
      — Dormono negli abissi del mare — rispose Sandokan, con un sospiro. — Tutti i valorosi che io trascinai all'abbordaggio del vascello maledetto sono caduti sotto i colpi dei leopardi.
      — Ma noi li vendicheremo, è vero capitano?...
      — Sì, e molto presto. Ma in seguito a quale fortunata circostanza ti ritrovo ancora vivo? Mi ricordo d'averti veduto cadere morente a bordo del tuo praho, durante la prima lotta.
      — È vero, capitano. Una scheggia di mitraglia m'aveva colpito alla testa, ma non m'aveva ucciso.


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Le Tigri di Mompracem
di Emilio Salgari
pagine 343

   





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