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      — Voi, così forte e così tremendo? Oh! voi non potete avere paura dei leopardi dell'Inghilterra.
      — No, di loro no, ma... chi potrà leggere nel destino? Le mie braccia sono ancora formidabili ed il cuore lo sarà?
      — Il cuore! Non vi comprendo mio capitano.
      — Meglio così. A tavola Giro-Batol. Non pensiamo al passato.
      — Voi mi fate paura, capitano.
      — Taci Giro-Batol — disse Sandokan con accento imperioso.
      Il malese non osò continuare. Levò l'arrosto che mandava un profumo appetitoso, lo depose su di una larga foglia di banano e lo offrì a Sandokan, poi andò a frugare in un angolo della catapecchia e da un buco levò una bottiglia semispezzata, ma accuratamente coperta con un cartoccio formato con una delle fibre di rotang abilmente intrecciata.
      — Del gin, mio capitano — disse guardando quella bottiglia con due occhi ardenti. — Ho dovuto lavorare non poco per carpirla agl'indigeni e la serbavo per rinvigorirmi in mare. Potete vuotarla fino all'ultima goccia.
      — Grazie, Giro-Batol — rispose Sandokan con un mesto sorriso. — La divideremo fraternamente.
      Sandokan mangiò in silenzio facendo minore onore al pasto di quanto aveva creduto il bravo malese, bevette qualche sorso di gin poi si stese sulle fresche foglie, dicendo:
      — Riposiamo alcune ore. Intanto calerà la sera e poi dovremo aspettare che la luna tramonti.
      Il malese chiuse accuratamente la capanna, spense il fuoco e vuotata la bottiglia si aggomitolò in un angolo sognando già di trovarsi a Mompracem. Sandokan invece, quantunque fosse stanchissimo avendo camminato l'intera notte precedente, non fu capace di chiudere gli occhi.


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Le Tigri di Mompracem
di Emilio Salgari
pagine 343

   





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