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      In mezzo a loro Sandokan scorse Yanez.
      — Buon amico — mormorò. — Mentre io dormivo egli preparava la spedizione. Scese i gradini e si diresse verso il villaggio. Appena i pirati lo videro, un immenso urlo echeggiò:
      — Viva la Tigre! Viva il nostro capitano!
      Poi tutti quegli uomini, che parevano fossero stati presi da una subitanea pazzia, si precipitarono confusamente attorno al pirata assordandolo con grida di gioia, baciandogli le mani, le vesti, i piedi, minacciando di soffocarlo. I più vecchi capi della pirateria piangevano di gioia, nel rivederlo vivo, mentre lo avevano creduto morto sulle coste dell'isola maledetta.
      Nessun lamento usciva da quelle bocche, nessun rimpianto pei loro compagni, pei loro fratelli, pei loro figli, pei loro parenti caduti sotto il ferro degli inglesi nella disastrosa spedizione, ma di quando in quando da quei petti di bronzo irrompevano tremende le grida di:
      — Abbiamo sete di sangue, Tigre della Malesia! Vendetta pei nostri compagni!... Andiamo a Labuan a esterminare i nemici di Mompracem.
      — Amici — disse Sandokan con quell'accento metallico e strano che affascinava. — La vendetta che voi recate non tarderà. Le tigri che io conducevo a Labuan sono cadute sotto i colpi dei leopardi dalla pelle bianca, cento volte più numerosi e cento volte più armati dei nostri, ma la partita non è ancora chiusa.
      «No, tigrotti, gli eroi che caddero pugnando sulle spiagge dell'isola maledetta non rimarranno invendicati. Stiamo per partire per quella terra dei leopardi e giunti là renderemo ruggito per ruggito, sangue per sangue!


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Le Tigri di Mompracem
di Emilio Salgari
pagine 343

   





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