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      Il prigioniero non seppe frenare un grido di dolore.
      — Parla o ti uccido — disse freddamente Sandokan, senza staccare il pugnale, la cui punta cominciava già a rosseggiare.
      Il caporale ebbe ancora una breve esitazione ma, vedendo negli occhi della Tigre della Malesia un lampo terribile, cedette.
      — Basta! — disse, sottraendosi alla punta del kriss. — Parlerò.
      Sandokan fece segno ai suoi uomini di allontanarsi, poi si sedette assieme a Yanez su un affusto di cannone, dicendo al soldato:
      — Ti ascolto. Cosa facevi nei boschi?...
      — Seguivo il baronetto Rosenthal.
      — Ah! — esclamò Sandokan, mentre un cupo lampo gli brillava negli sguardi.
      — Lui!...
      — Lord Guillonk aveva saputo che l'uomo raccolto moribondo e che aveva curato nella propria casa non era un principe malese, ma invece la terribile Tigre della Malesia e d'accordo col baronetto e col governatore di Vittoria aveva preparato l'agguato.
      — E come l'aveva saputo?
      — Lo ignoro.
      — Continua.
      — Furono raccolti cento uomini e ci mandarono a circondare la villa per impedire a voi la fuga.
      — Questo lo so. Dimmi cos'è avvenuto dopo, quand'io riuscii a forzare le linee e mi rifugiai nei boschi.
      — Quando il baronetto entrò nella villa, trovò lord Guillonk in preda ad una tremenda eccitazione. Aveva un ferita alla gamba fattagli da voi.
      — Da me!... — esclamò Sandokan.
      — Forse inavvertitamente.
      — Lo credo, perché se avessi voluto ucciderlo nessuno avrebbe potuto impedirmelo. E lady Marianna?
      — Piangeva. Sembra che fra la bella fanciulla e suo zio fosse avvenuta una scena violentissima.


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Le Tigri di Mompracem
di Emilio Salgari
pagine 343

   





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