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      — Tu rimarrai qui e noi andremo a Labuan. Se non avrai mentito ti darò tanto oro quanto pesi.
      Poi volgendosi verso Yanez, gli disse con voce decisa:
      — Partiamo.
      — Sono pronto a seguirti — rispose semplicemente il portoghese.
      — Tutto è pronto?
      — Non manca che di scegliere gli uomini che dovranno seguirci.
      — Condurremo con noi i più valorosi, poiché si tratta di giuocare una partita suprema.
      — Lascia però qui forze sufficienti per difendere il nostro rifugio.
      — Cosa temi, Yanez?
      — Gli inglesi potrebbero approfittare della nostra assenza per gettarsi sulla nostra isola.
      — Non oseranno tanto, Yanez.
      — Credo il contrario. Ormai a Labuan sono abbastanza forti per tentare la lotta, Sandokan.
      «Un giorno o l'altro l'urto decisivo dovrà avvenire.»
      — Ci troveranno pronti e vedremo se saranno più decise e valorose le tigri di Mompracem o i leopardi di Labuan.
      Sandokan fece schierare le sue bande che contavano più di duecentocinquanta uomini, reclutate fra le più guerriere tribù del Borneo e delle isole del mar Malese, e ne scelse novanta tigrotti, i più coraggiosi, ed i più robusti, vere anime dannate che ad un suo cenno non avrebbero esitato a scagliarsi anche contro i forti di Vittoria, la cittadella di Labuan.
      Chiamò poi Giro-Batol e mostrandolo alle bande che rimanevano a difesa dell'isola, disse:
      — Ecco un uomo che ha la fortuna di essere uno dei più valenti della pirateria, l'unico che sopravvisse dei miei equipaggi nella disgraziata spedizione di Labuan. Durante la mia assenza obbedite a lui come fosse la mia persona.


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Le Tigri di Mompracem
di Emilio Salgari
pagine 343

   





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