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      — Ho pensato a tutto ciò, Yanez.
      — E cosa ti ha detto il cuore?
      — L'ho sentito sanguinare.
      — E nondimeno lasceresti perire la tua potenza per quella donna.
      — L'amo, Yanez. Ah, non vorrei essere stato mai la Tigre della Malesia!...
      Il pirata che, cosa insolita, era estremamente commosso, si sedette sull'affusto di un cannone prendendosi il capo fra le mani, come se volesse soffocare i pensieri che gli tumultuavano nel cervello.
      Yanez lo guardò a lungo in silenzio, poi si mise a passeggiare pel ponte crollando a più riprese il capo.
      Intanto i tre legni continuavano a veleggiare verso l'oriente, spinti però da un vento leggero e che per di più soffiava irregolarmente, facendo talora rallentare di molto la corsa. Invano gli equipaggi, che erano in preda ad una vivissima impazienza, che calcolavano metro per metro la via percorsa, aggiungevano nuove vele, fiocchi, piccole rande e scopamari per raccogliere maggior vento. La corsa diventava sempre più lenta, di mano in mano che le nubi si alzavano sull'orizzonte. Ciò però non doveva durare. Infatti verso le nove di sera, il vento cominciò a soffiare con qualche violenza venendo dalla direzione ove s'alzavano le nubi, segno evidente che qualche tempesta sconvolgeva l'oceano meridionale. Gli equipaggi salutarono con liete grida quei soffi vigorosi, niente affatto spaventati dall'uragano che li minacciava e che poteva diventare funesto pei loro legni. Il solo portoghese cominciò a diventare inquieto e avrebbe voluto diminuire almeno la superficie delle vele, ma Sandokan non glielo permise, ansioso come era di giungere presto sulle rive di Labuan, che a lui questa volta sembrava immensamente lontana.


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Le Tigri di Mompracem
di Emilio Salgari
pagine 343

   





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