Mentre però si avvicinava alla costa, il mare pareva che raddoppiasse di furore, come se volesse impedire ad ogni costo lo sbarco. Onde mostruose, prodotte dai così detti flutti di fondo, balzavano in tutte le direzioni, mentre il vento raddoppiava di violenza rotto dalle alture dell'isola.
Sandokan però non cedeva e cogli occhi fissi verso l'est continuava impavido la sua via, valendosi della luce dei lampi per dirigersi. Ben presto si trovò a poche gomene dalla costa.
— Prudenza, Sandokan — disse Yanez che gli si era messo al fianco.
— Non temere, fratello.
— Bada alle scogliere.
— Le eviterò.
— Ma dove troverai un riparo?
— Lo vedrai.
A due gomene si disegnava confusamente la costa contro la quale rompevasi con furia indicibile il mare. Sandokan la esaminò per alcuni secondi, poi con un vigoroso colpo di barra piegò a babordo.
— Attenzione! — gridò ai pirati che stavano ai bracci delle manovre.
Spinse il praho innanzi con una temerità da far drizzare i capelli ai più intrepidi lupi di mare, attraversò uno stretto passo aperto fra due grandi rupi ed entrò in una piccola ma profonda baia, che pareva terminasse in un fiume.
La risacca era però così violenta entro quel rifugio da mettere il praho in gravissimo pericolo. Era meglio sfidare l'ira del mare aperto che un approdo su quelle sponde spazzate dalle onde rotolanti ed accavallantesi.
— Non si può tentare nulla, Sandokan — disse Yanez. — Se cerchiamo di accostarci manderemo il nostro legno in frantumi.
— Tu sei un abile nuotatore, è vero?
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Sandokan Yanez Sandokan Yanez
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