— Dove andiamo Sandokan? — gli chiese Yanez.
— Non lo so.
— Non sai dove ci troviamo?
— È impossibile per ora. Suppongo però di non essere lontano dal fiumicello.
— Di quale fiume parli?
— Di quello che servì di rifugio al mio praho dopo la battaglia contro l'incrociatore.
— Si trova presso quel luogo la villa di lord James?
— A qualche miglio.
— Bisognerà quindi cercare prima quel corso d'acqua.
— Certamente, Yanez.
— Domani perlustreremo la costa.
— Domani! — esclamò Sandokan. — E credi tu che io possa attendere tante ore e rimanermene qui inoperoso? Ma non sai tu adunque che ho il fuoco nelle vene? Non ti sei accorto che noi siamo a Labuan, sulla terra ove brilla la mia stella?
— Vuoi che non lo sappia che ci troviamo nell'isola delle giacche rosse?
— Allora tu devi comprendere le mie impazienze.
— Niente affatto, Sandokan — rispose pacatamente il portoghese. — Per Giove! Sono ancora tutto scombussolato e tu pretendi che ci mettiamo in cammino con questa notte d'inferno! Tu sei pazzo, fratellino mio.
— Il tempo fugge, Yanez. Non ti ricordi di ciò che ha detto il sergente?...
— Perfettamente, Sandokan.
— Da un momento all'altro lord James può riparare in Vittoria.
— Non lo farà certamente con questo tempaccio cane.
— Non scherzare, Yanez.
— Non ne ho alcuna voglia, Sandokan. Orsù, discutiamo con calma, fratellino mio. Tu vuoi andare alla villa?... A cosa fare?...
— Per vederla, almeno — disse Sandokan, con un sospiro.
— E per commettere poi qualche imprudenza, è vero?...
— No.
— Hum!... So di che cosa sei capace.
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