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      Sandokan si slanciò verso la palazzina, s'arrampicò sul pergolato e si aggrappò ai ferri della finestra.
      — Tu! tu!... — esclamò la giovanetta pazza di gioia. — Gran Dio!
      — Marianna! oh mia adorata fanciulla! — mormorò egli con voce soffocata coprendole le mani di baci. — Finalmente ti rivedo! Tu sei mia, è vero, mia, ancora mia!
      — Sì, tua, Sandokan, in vita e in morte — rispose la vaga lady. — Vederti ancora dopo d'averti pianto per morto! È troppa gioia, amor mio!
      — Mi credevi adunque spento?
      — Sì, e ho sofferto assai, immensamente, credendoti perduto per sempre.
      — No, diletta Marianna, non muore così presto la Tigre della Malesia. Sono passato senza essere ferito in mezzo al fuoco dei tuoi compatrioti, ho attraversato il mare, ho fatto appello ai miei uomini e sono tornato qui alla testa di cento tigri, pronto a tutto per salvarti.
      — Sandokan! Sandokan!
      — Ascolta ora, «Perla di Labuan» — rispose il pirata. — È qui il lord?
      — Sì e mi tiene prigioniera temendo la tua comparsa.
      — Ho veduto dei soldati.
      — Sì e ve ne sono molti che vegliano dì e notte nelle stanze inferiori. Sono circondata dappertutto, chiusa fra le baionette e le inferriate, nella assoluta impossibilità di fare un passo all'aperto. Mio prode amico, temo di non poter mai diventare tua moglie, di non poter mai essere felice, perché mio zio che ora mi odia non acconsentirà mai a imparentarsi colla Tigre della Malesia e tutto farà per allontanarci, per frapporre fra me e te l'immensità dell'oceano e l'immensità dei continenti.


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Le Tigri di Mompracem
di Emilio Salgari
pagine 343

   





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