— Ma fuggi, disgraziato! Vuoi farti fucilare?
— Lasciami Yanez — disse il pirata che era in preda ad una viva esaltazione. — Assaltiamo la villa!
Tre o quattro soldati apparvero ad una finestra prendendoli di mira coi fucili.
— Salvati, Sandokan! — si udì a gridare Marianna.
Il pirata fece un salto di dieci passi salutato da una scarica di fucili e una palla gli attraversò il turbante. Si voltò ruggendo come una fiera e scaricò la sua carabina contro una finestra frantumando i vetri e colpendo in fronte un soldato.
— Vieni! — gridò Yanez, trascinandolo verso la palizzata. — Vieni, testardo imprudente.
La porta della palazzina erasi aperta e dieci soldati seguiti da altrettanti indigeni armati di torce si slanciarono all'aperto.
Il portoghese fece fuoco attraverso il fogliame. Il sergente che comandava la piccola squadra cadde.
— Giuoca di gambe, fratellino mio — disse Yanez, mentre i soldati si erano fermati attorno al loro capo.
— Non so decidermi a lasciarla sola — disse Sandokan a cui la passione sconvolgeva il cervello.
— Ti ha detto di fuggire. Vieni o io ti porto.
Due soldati comparvero a soli trenta passi e dietro a loro un drappello numeroso. I due pirati non esitarono più. Si cacciarono in mezzo ai cespugli e alle aiuole e si misero a correre verso la cinta salutati da alcuni colpi di fucile sparati a casaccio.
— Fila dritto, fratellino mio — disse il portoghese che caricava la carabina, sempre però correndo. — Domani restituiremo a quei messeri le fucilate che ci hanno sparato dietro.
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