— Adagio, Sandokan — disse Yanez, trattenendo il compagno, il quale stava per slanciarsi verso la palizzata. — Gli spari possono aver attirati i soldati che abbiamo veduti partire dopo il tramonto.
— Sarebbero già entrati nel parco?
— Eh!... Taci!... Accovacciati qui vicino ed ascolta.
Sandokan tese gli orecchie ma non udì altro che lo stormire delle foglie.
— Hai veduto qualcuno? — chiese.
— Ho udito un ramo a spezzarsi dietro la palizzata.
— Può essere stato qualche animale.
— E possono essere stati i soldati. Vuoi che ti dica di più? Mi è sembrato di aver udito delle persone chiacchierare. Scommetterei il diamante del mio kriss contro una piastra che dietro a questa palizzata vi sono delle giacche rosse imboscate. Non ti ricordi del drappello che ha lasciato il parco?
— Sì, Yanez. Noi però non ci fermeremo nel parco.
— Cosa vuoi fare?
— Assicurarmi se la via è libera.
Sandokan, diventato ora assai più prudente, si alzò senza far rumore e dopo d'aver lanciato un rapido sguardo sotto gli alberi del parco, si arrampicò colla leggerezza d'un gatto, sulla palizzata.
Aveva appena raggiunta la cima, quando udì dall'altra parte delle voci sommesse.
— Yanez non si era ingannato — mormorò.
Si curvò innanzi e guardò sotto gli alberi che crescevano dall'altra parte della cinta. Quantunque l'oscurità fosse profonda, scorse vagamente delle ombre umane radunate presso il tronco d'una colossale casuarina. Si affrettò a scendere e raggiunse Yanez il quale non si era mosso.
— Tu avevi ragione — gli disse.
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