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      — Chi mai potrเ immaginarsi che la terribile Tigre della Malesia ่ venuta a rifugiarsi qui? — disse. — Per Giove! Sono certo che noi la passeremo liscia.
      — Non parlare cos์ forte, amico — disse Sandokan. — Potrebbero udirci.
      — Bah! Devono essere ancora lontani.
      — Non quanto credi. Prima di entrare nella serra ho veduto due uomini visitare le aiuole a poche centinaia di passi da noi.
      — Che vengano a visitare anche questo luogo?
      — Ne sono certo.
      — Diavolo!... Se volessero vedere anche la stufa?
      — Non ci faremo prendere tanto facilmente, Yanez. Abbiamo le nostre armi, quindi possiamo sostenere un assedio.
      — E nemmeno un biscotto, Sandokan. Spero che non ti accontenterai di mangiare della fuliggine. E poi le pareti della nostra fortezza non mi sembrano molto solide. Con un buon colpo di spalla si possono diroccare.
      — Prima che atterrino le pareti ci slanceremo noi all'attacco — disse Sandokan, che aveva, come sempre, una immensa fiducia nella propria audacia e nel proprio valore.
      — Bisognerebbe per๒ procurarci dei viveri.
      — Ne troveremo, Yanez. Ho veduto dei banani e dei pombo crescere intorno a questa serra e noi andremo a saccheggiarli.
      — Quando?
      — Taci!... Odo delle voci!
      — Mi fai venire i brividi.
      — Tieni pronta la carabina e non temere. Ascolta!
      Al di fuori si udivano delle persone a parlare e ad avvicinarsi. Le foglie scrosciavano ed i sassolini del viale che conduceva alla serra stridevano sotto i piedi dei soldati.
      Sandokan fece spegnere l'esca, disse a Yanez di non muoversi, poi apr์ con precauzione lo sportello di ferro e guard๒ fuori.


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Le Tigri di Mompracem
di Emilio Salgari
pagine 343

   





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