— Orsù — riprese la voce di prima. — Cerchiamolo o perderemo le mille sterline che lord James Guillonk ci ha promesso.
— Qui non vi è. Andiamo a cercarlo altrove.
— Adagio, Bob. Vedo là una stufa monumentale capace di servire di rifugio a parecchie persone. Mano alle carabine e andiamo a vedere.
— Vuoi burlarti di noi, camerata? — disse un soldato. — Chi vuoi che si vada a nascondere là dentro? Non vi starebbero là dentro nemmeno i pigmei del re d'Abissinia.
— Andiamo a visitarla, vi dico.
Sandokan e Yanez si ritrassero più che poterono alla estremità opposta della stufa e si sdraiarono fra la cenere e la fuliggine per meglio sfuggire agli sguardi di quei curiosi.
Un istante dopo lo sportello di ferro veniva aperto e una striscia di luce si proiettava nell'interno, insufficiente però per illuminare l'intera stufa. Un soldato introdusse il capo ma subito lo ritrasse starnutendo sonoramente. Una manata di fuliggine, lanciatagli sul viso da Sandokan Io aveva reso più nero d'uno spazzacamino e l'aveva mezzo accecato.
— Al diavolo chi ha avuto l'idea di farmi mettere il naso entro questo magazzino di nerofumo!... — esclamò l'inglese.
— Era ridicola — disse un altro soldato. — Noi perdiamo qui del tempo prezioso senza nessun risultato. La Tigre della Malesia deve trovarsi nel parco e forse a quest'ora cerca di superare la cinta.
— Affrettiamoci a uscire — dissero tutti. — Non sarà qui che noi guadagneremo le mille sterline promesse dal lord.
I soldati batterono precipitosamente in ritirata chiudendo con fracasso la porta della serra.
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