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      Sandokan, quantunque si sentisse indosso vivissimo il desiderio di compiere la sua temeraria impresa, si mise a indietreggiare lentamente con mille precauzioni, passando da un tronco all'altro e strisciando dietro ai cespugli, senza staccare gli sguardi dal soldato il quale teneva sempre il fucile in mano, pronto a scaricarlo.
      Giunto in mezzo alle aiuole affrettò il passo e si cacciò nella serra dove il portoghese lo aspettava in preda a mille ansie.
      — Cos'hai veduto? — gli chiese Yanez. — Io ho tremato per te.
      — Nulla di buono per noi — rispose Sandokan, con sorda collera. — La palazzina è guardata da sentinelle ed il parco è percorso in tutti i sensi da numerosi soldati. Questa notte noi non potremo tentare assolutamente nulla.
      — Approfitteremo per schiacciare un sonnellino. Qui non torneranno più di certo a disturbarci.
      — Chi può assicurarlo?
      — Vuoi farmi venire la febbre, Sandokan?
      — Qualche altro drappello può passare in queste vicinanze e fare una nuova esplorazione.
      — Mi pare che la vada male per noi, fratellino mio. Se la tua fanciulla potesse trarci da questa cattiva situazione!
      — Povera Marianna! Chissà come sarà sorvegliata!... E chissà come soffrirà non avendo nostre nuove!... Darei cento gocce del mio sangue per dirle che noi siamo ancora vivi.
      — Si trova in condizioni ben migliori di noi, fratellino mio. Non darti pensiero per lei per ora. Vuoi che approfittiamo di questo momento di sosta per dormire qualche ora? Un po' di riposo ci farà bene.
      — Sì, ma con un occhio aperto.


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Le Tigri di Mompracem
di Emilio Salgari
pagine 343

   





Yanez Sandokan Sandokan Marianna