Ad ogni istante però davano il capo contro certe ragnatele così smisurate e così tenaci da poter imprigionare, senza spezzarsi, i piccoli volatili, oppure incespicavano contro le radici serpeggianti fra le erbe facendo sovente dei brutti capitomboli.
Numerose lucertole volanti, spaventate dalla comparsa dei due pirati, fuggivano disordinatamente in tutte le direzioni e qualche rettile, disturbato nel suo sonno, s'allontanava precipitosamente facendo udire qualche sibilo minaccioso.
Ben presto però anche il sentiero scomparve e Yanez e Sandokan furono costretti a ricominciare le loro manovre aeree fra i rotang, i gambir ed i calamus mettendo in fuga ed irritando i bigit, scimmie dal pellame nerissimo, che abbondano nel Borneo e nelle vicine isole e che sono dotate di una agilità incredibile.
Quei quadrumani, vedendo invasi i loro aerei possessi, non sempre cedevano il passo e talvolta ricevevano i due disturbatori con una vera pioggia di frutta e ramoscelli.
Procedettero così un paio d'ore, a casaccio, non potendo rilevare la posizione del sole per potersi orientare, poi avendo veduto scorrere sotto di loro un torrentello dalle acque nere, scesero verso il suolo.
— Non vi saranno serpenti d'acqua là dentro? — chiese Yanez a Sandokan.
— Non troveremo che delle sanguisughe — rispose il pirata.
— Vuoi che approfittiamo di questo passaggio?
— Lo preferisco a quello aereo.
— Vediamo se l'acqua è profonda.
— Non sarà alta più di un piede, Yanez. Tuttavia assicuriamoci. Il portoghese ruppe un ramo e lo immerse in quel torrentello.
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