Ehi, Paranoa, fa' il segnale.
Il malese non perdette tempo. Sul margine d'un boschetto fece raccolta di legna secca, formò due castelli e, collocatili ad una certa distanza l'uno dall'altro, li accese.
Un momento dopo, i tre pirati videro il fanale bianco del praho scomparire e brillare in sua vece un punto rosso.
— Ci hanno veduti — disse Paranoa. — Possiamo spegnere i fuochi.
— No — disse Sandokan. — Serviranno a indicare ai tuoi uomini la vera direzione. Nessuno conosce la baia, è vero?
— No, capitano.
— Guidiamoli, adunque.
I tre pirati si sedettero sulla spiaggia, tenendo gli occhi fìssi sul fanale rosso il quale aveva cambiata direzione. Dieci minuti dopo il praho era visibile.
Le sue immense vele erano spiegate e si udiva l'acqua a gorgogliare dinanzi alla prora. Visto fra l'oscurità, sembrava un uccello gigantesco scivolare sul mare.
Con due bordate giunse dinanzi alla baia ed imboccò il canale, inoltrandosi verso la foce del fiumicello.
Yanez, Sandokan e Paranoa avevano abbandonato l'isolotto ed erano retrocessi rapidamente fino sulle rive della piccola palude.
Appena videro il praho gettare l'ancora presso i canneti fittissimi della riva, si recarono a bordo.
Sandokan con un gesto intimò il silenzio all'equipaggio, il quale stava per salutare i due capi della pirateria con un intempestivo scoppio di gioia.
— I nemici non sono forse lontani — disse egli. — Vi ordino quindi il più assoluto silenzio onde non farci sorprendere prima del compimento dei miei progetti.
Poi volgendosi verso un sottocapo gli chiese, con una emozione così viva da rendergli la voce quasi tremula:
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Paranoa Paranoa Sandokan Sandokan Paranoa
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