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      — Non sono giunti gli altri due prahos?.
      — No, Tigre della Malesia — rispose il pirata. — Durante l'assenza di Paranoa ho visto tutte le coste vicine, spingendomi anche verso quelle del Borneo, ma nessuna delle nostre navi fu veduta in alcuna direzione.
      — E tu credi?...
      Il pirata non rispose: esitava.
      — Parla — disse Sandokan.
      — Io credo, Tigre della Malesia, che i nostri due legni si siano fracassati sulle coste settentrionali del Borneo.
      Sandokan si cacciò le unghie nel petto, mentre un sospiro sibilante gli irrompeva dalle labbra.
      — Fatalità!... Fatalità! — mormorò con voce sorda. — La fanciulla dai capelli d'oro porterà sventura alle tigri di Mompracem.
      — Coraggio, fratellino mio — gli disse Yanez, posandogli una mano sulle spalle.
      — Non disperiamo ancora. Forse i nostri prahos sono stati spinti molto lontani e così gravemente danneggiati da non poter riprendere subito il mare.
      «Finché non si troveranno i rottami non possiamo credere che si siano sommersi.»
      — Ma noi non possiamo aspettare, Yanez. Chi mi dice che il lord si fermerà ancora molto nella sua villa?...
      — Anzi, non lo desidererei, amico.
      — Cosa vuoi dire, Yanez?
      — Che noi abbiamo uomini sufficienti per assalirlo se dovesse abbandonare la sua villa per rapirgli la graziosa nipote.
      — Vorresti tentare un simile colpo?...
      — E perché no?... I nostri tigrotti sono tutti valorosi e se anche il lord avesse con sé un numero doppio di soldati, non esiterebbero di certo ad impegnare la lotta. Sto maturando un bel piano e spero che avrà una splendida riuscita.


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Le Tigri di Mompracem
di Emilio Salgari
pagine 343

   





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