Un uomo, che fosse passato in quei dintorni, lo avrebbe potuto scambiare per qualche macchione di piante disseccate o per un enorme ammasso di erbe e di radici colà arenatosi.
— Cosa ne dici, Sandokan? — chiese Yanez, il quale si trovava già sul ponte, sotto una piccola tettoia di canne innalzata a poppa.
— L'idea è stata buona — rispose Sandokan.
— Ora vieni con me.
— Dove?...
— A terra. Ci sono già uomini che ci aspettano.
— Cosa vuoi fare, Yanez?
— Lo saprai poi. Ohe!... In acqua la scialuppa e fate buona guardia.
IL PRIGIONIEROAttraversato il fiumicello, Yanez condusse Sandokan in mezzo ad una folta macchia dove si trovavano imboscati venti uomini completamente armati e muniti ognuno d'un sacchetto di viveri e d'una coperta di lana. Paranoa ed il suo sottocapo Ikaut vi erano pure.
— Vi siete tutti? — chiese Yanez.
— Tutti — risposero.
— Allora ascoltami attentamente, Ikaut — riprese il portoghese. — Tu tornerai a bordo e qualunque cosa succeda manderai qui un uomo il quale troverà un camerata sempre in attesa di ordini.
«Noi ti trasmetteremo i nostri comandi che dovrai eseguire immediatamente, senza il menomo ritardo.
«Bada di essere prudente e di non farti sorprendere dalla giacche rosse e non dimenticare che noi, anche se lontani, in un momento possiamo venire informati od informarti di quello che può succedere.»
— Contate su di me, signor Yanez.
— Torna ora a bordo e veglia.
Mentre il sottocapo balzava nel canotto, Yanez postosi alla testa del drappello, si metteva in cammino risalendo il corso del piccolo fiume.
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