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      ... Eppure la catena che mi avvince non saprò più mai spezzarla, Yanez; né più mai saprei cancellare quegli occhi azzurri che mi hanno stregato. Orsù, non ne parliamo più e lasciamo che si compia il mio destino.
      — Un destino che sarà fatale alla stella di Mompracem, è vero Sandokan? — disse Yanez.
      — Forse — rispose la Tigre della Malesia con voce sorda.
      Erano allora giunti sul margine d'una foresta. Al di là si estendeva una piccola prateria cosparsa di cespugli e di gruppi d'arecche e di gambir, tagliata a metà da un largo sentiero che pareva però fosse stato poco battuto, essendo l'erba nuovamente cresciuta.
      — Che sia questa la via che conduce a Vittoria? — chiese Yanez a Sandokan.
      — Sì — rispose questi.
      — La villa di lord James non deve essere lontana.
      — Scorgo laggiù, dietro a quegli alberi, le palizzate del parco.
      — Benissimo — disse Yanez.
      Si volse verso Paranoa che li aveva seguiti con sei uomini e gli disse:
      — Va' a rizzare le tende sul margine del bosco, in luogo protetto da qualche folta macchia.
      Il pirata non si fece ripetere il comando. Trovato un luogo acconcio, fece spiegare la tenda, riparandola all'intorno con una specie di cinta formata di rami e di foglie di banano.
      Sotto vi mise i viveri che aveva fatto trasportare fino là, consistenti in conserve, carne affumicata, biscotti ed in alcune bottiglie di vino di Spagna, poi lanciò i suoi sei uomini a destra ed a manca onde battessero il bosco per essere certo che non si nascondesse qualche spia.
      Sandokan e Yanez, dopo essersi spinti fino a duecento metri dalle palizzate del parco, erano tornati nel bosco, sdraiandosi sotto la tenda.


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Le Tigri di Mompracem
di Emilio Salgari
pagine 343

   





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