— Parlerai almeno — disse Yanez, piantando gli occhi sul sergente.
— No — rispose questi.
— Bada! — gli disse Sandokan con accento da far fremere. — Dove eri diretto?
— Passeggiavo.
— Parla!...
— Ho parlato — rispose il sergente che ostentava una tranquillità che non poteva avere.
— Aspetta a dunque!
La tigre della Malesia si strappò dalla cintura il kriss e lo puntò alla gola del soldato dicendogli con accento da non mettere in dubbio la minaccia:
— Parla o ti uccido!
— No — rispose il soldato.
— Parla — ripetè Sandokan, premendo l'arma.
L'inglese mandò un urlo di dolore; il kriss era entrato nella carne e beveva sangue.
— Parlerò — rantolò il prigioniero che era diventato pallido come un cadavere.
— Dove andavi? — chiese Sandokan.
— Da lord James Guillonk.
— Per quale motivo?
Il soldato esitò, ma vedendo il pirata avvicinare nuovamente il kriss, riprese:
— Per recare una lettera del baronetto William Rosenthal.
Un lampo di furore balenò negli occhi di Sandokan a quel nome.
— Dammi quella lettera! — esclamò con voce rauca.
— È nel mio elmo, nascosta sotto la fodera.
Yanez raccolse il cappello del sipai, strappò la fodera e fece saltare fuori la lettera che subito aperse.
— Bah! Cose vecchie — disse dopo averla letta.
— Cosa scrive quel cane di baronetto? — chiese Sandokan.
— Avverte il lord del nostro imminente sbarco a Labuan. Dice che un incrociatore ha visto uno dei nostri legni correre verso queste coste e lo consiglia di vegliare attentamente.
— Null'altro?
— Oh! Sì! Corbezzoli! Invia mille rispettosi saluti alla tua cara Marianna con un giuramento di eterno amore.
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