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      — Mi uccidete? — chiese a Sandokan.
      — No — rispose questi. — La tua morte non mi sarebbe d'alcuna utilità e ti faccio dono della vita; però resterai prigioniero sul mio praho finché noi rimarremo qui.
      — Grazie, signore.
      Yanez intanto si vestiva. La divisa era un po' stretta ma tanto fece che in breve fu completamente equipaggiato.
      — Guarda, fratellino mio, che bel soldato — disse allacciandosi la sciabola.
      — Non credevo di fare una così splendida figura.
      — Sì, davvero che sei un bel sipai — rispose Sandokan ridendo. — Ora dammi le tue ultime istruzioni.
      — Ecco qui — disse il portoghese. — Tu rimarrai imboscato su questo sentiero con tutti gli uomini disponibili e non ti muoverai. Io andrò dal lord, gli dirò che voi siete stati assaliti e dispersi, ma che si sono veduti degli altri prahos e lo consiglierò ad approfittare del buon momento per rifugiarsi a Vittoria.
      — Benissimo!
      — Quando noi passeremo voi assalirete la scorta, io prenderò Marianna e la porterò al praho. Siamo d'accordo?
      — Sì, va' mio valoroso amico, dirai alla mia Marianna che io l'amo sempre e che abbia fiducia di me. Va' e che Dio ti guardi.
      — Addio, fratellino mio — rispose Yanez abbracciandolo.
      Balzò leggermente sul cavallo del sipai, raccolse le briglie, sguainò la sciabola e partì di galoppo fischiando allegramente una vecchia barcarola.
      YANEZ ALLA VILLALa missione del portoghese era senza dubbio una delle più arrischiate, delle più audaci che quel bravo uomo avesse affrontato in vita sua, perché sarebbe bastata una parola, un sospetto solo per lanciarlo sulla cima di un'antenna con una buona corda al collo.


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Le Tigri di Mompracem
di Emilio Salgari
pagine 343

   





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