Nondimeno il pirata si preparava a giuocare la pericolosissima carta con grande coraggio e con molta calma, fidando nel proprio sangue freddo e soprattutto nella sua buona stella che mai erasi stancata di proteggerlo.
Si rizzò fieramente in sella, si arricciò i baffi per fare più bella figura, si accomodò il cappello inclinandolo civettosamente sull'orecchio e spinse il cavallo alla carriera non risparmiando i colpi di sprone e le sferzate. Dopo due ore di quella corsa furiosa si trovava improvvisamente dinanzi ad una cancellata dietro la quale si elevava la graziosa villa di lord James.
— Chi vive? — chiese un soldato che stava imboscato dinanzi al cancello, nascosto dietro il tronco di un albero.
— Ehi, giovanotto, abbassa il fucile che io non son né una tigre né un babirussa — disse il portoghese rattenendo il cavallo. — Per Giove! Non vedi che io sono un tuo collega, anzi un tuo superiore?
— Scusate, ma ho l'ordine di non lasciar entrare nessuno senza sapere da che parte viene e cosa desidera.
— Animale! Io vengo qui per ordine del baronetto William Rosenthal e mi reco dal lord.
— Passate!
Aprì il cancello, chiamò alcuni camerati che passeggiavano nel parco per avvertirli di ciò che accadeva e si fece da una parte.
— Hum! — fé il portoghese stringendosi nelle spalle e spingendo innanzi il cavallo. — Quante precauzioni e quanta paura regna qui.
Si fermò dinanzi alla palazzina e balzò a terra fra sei soldati che lo avevano circondato coi fucili in mano.
— Dov'è il lord? — chiese egli.
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James Giove William Rosenthal
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