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      — Nel suo gabinetto — rispose il sergente comandante del drappello.
      — Conducetemi subito da lui che mi preme parlargli.
      — Venite da Vittoria?
      — Precisamente.
      — E non avete incontrato i pirati di Mompracem?
      — Nemmeno uno, camerata. Quei furfanti hanno ben altro da fare in questo momento che di ronzare qui. Orsù, conducetemi dal lord.
      — Venite.
      Il portoghese fece appello a tutta la sua audacia per affrontare il pericoloso uomo e seguì il comandante affettando la calma e la rigidezza della razza anglosassone.
      — Aspettate qui — disse il sergente dopo d'averlo fatto entrare in un salotto.
      Il portoghese rimasto solo si mise a osservare attentamente tutto per vedere se era possibile un colpo di mano, ma dovette convincersi che ogni tentativo sarebbe stato inutile essendo altissime le finestre e grosse le muraglie e le porte.
      — Non importa — mormorò. — Il colpo lo faremo nel bosco.
      In quel momento rientrava il sergente.
      — Il lord vi aspetta — disse additandogli la porta lasciata aperta.
      Il portoghese si sentì correre per le ossa un brivido e impallidì un po'.
      — Yanez mio, sii prudente e saldo — mormorò.
      Entrò colla mano dritta sul cappello e si trovò in un grazioso gabinetto, arredato con molta eleganza. In un angolo, seduto dinanzi ad un tavolo da lavoro stava il lord, vestito semplicemente di bianco, col volto tetro e lo sguardo corrucciato.
      Egli guardò in silenzio Yanez figgendogli gli occhi addosso come se volesse indagare i pensieri del nuovo venuto, poi disse con un accento secco:
      — Venite da Vittoria?


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Le Tigri di Mompracem
di Emilio Salgari
pagine 343

   





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