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      Il lord vi era già e passeggiava innanzi e indietro colla rigidezza di un vero inglese nato sulle rive del Tamigi. Era cupo come prima e teneva la testa china sul petto. Vedendo Yanez però si arrestò, dicendo:
      — Siete qui? Credevo che vi fosse toccata qualche disgrazia vedendovi uscire dal parco.
      — Ho voluto assicurarmi coi miei occhi che non vi è alcun pericolo, milord — rispose Yanez tranquillamente.
      — Avete veduto nessuno di quei cani di Mompracem?
      — Nessuno, milord; possiamo recarci a Vittoria con tutta sicurezza.
      Il lord stette zitto per alcuni istanti, poi volgendosi verso Marianna che si era fermata presso una finestra.
      — Avete inteso che si va a Vittoria? — le disse.
      — Sì — rispose ella asciuttamente.
      — Verrete?
      — Sapete bene che ogni resistenza da parte mia sarebbe inutile.
      — Credevo che vi dovessi trascinare a forza.
      — Signore!
      Il portoghese vide una fiamma minacciosa balenare negli occhi della giovanetta, ma stette zitto, quantunque si sentisse indosso una smania irresistibile di sciabolare quel vecchio.
      — Toh! — esclamò il lord con maggiore ironia. — Per caso non amereste più quell'eroe da coltello, che acconsentite a venire a Vittoria? Ricevete le mie congratulazioni, signora!
      — Non continuate! — esclamò la giovanetta con accento tale che fece fremere lo stesso lord.
      Stettero alcuni istanti in silenzio, guardandosi l'un l'altro come due fiere che si provocano prima di dilaniarsi a vicenda.
      — O cederai o ti spezzerò — disse il lord con voce furente. — Piuttosto che tu diventi la moglie di quel cane che si chiama Sandokan, ti ucciderò.


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Le Tigri di Mompracem
di Emilio Salgari
pagine 343

   





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