Gli artiglieri avevano già accese le micce e stavano per accostarle ai pezzi, quando Sandokan comparve.
Vedendolo comparire sul ponte, un urlo solo s'alzò fra i tigrotti. — Viva la Tigre!...
— Largo a me — gridò Sandokan, respingendo gli artiglieri. — Basterò io solo a punire quell'insolente! Il maledetto non andrà a Labuan a raccontare d'aver cannoneggiata la bandiera di Mompracem!
Ciò detto andò a collocarsi a poppa, appoggiando un piede sulla culatta di uno dei due cannoni.
Quell'uomo pareva che fosse ritornato la terribile Tigre della Malesia d'altri tempi... I suoi occhi luccicavano come carboni accesi ed i suoi lineamenti avevano presa un'espressione di tremenda ferocia. Si capiva che una rabbia terribile avvampava nel suo petto.
— Mi sfidi — disse. — Vieni e ti mostrerò mia moglie!... Essa sta sotto di me difesa dalla mia scimitarra e dai miei cannoni. Vieni a prendermela, se ne sei capace. Le tigri di Mompracem ti aspettano!
Si volse verso Paranoa che gli stava vicino, tenendo la barra del timone e gli disse:
— Manda dieci uomini nella stiva e fa' portare in coperta quel mortaio che io ho fatto imbarcare.
Un istante dopo dieci pirati issavano faticosamente sul ponte un grosso mortaio, assicurandolo con alcune funi presso l'albero maestro. Un artigliere lo caricò con una bomba da otto pollici, del peso di ventun chilogrammi e che scoppiando doveva lanciare ben ventotto schegge di ferro.
— Ora attendiamo l'alba — disse Sandokan. — Voglio mostrarti, o legno maledetto, la mia bandiera e mia moglie.
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