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      Guardando attentamente sull'alberatura del legno nemico, Sandokan vide sventolare una grande bandiera bianca.
      — Ah! — esclamò il formidabile uomo. — Tu m'inviti ad arrendermi!... Yanez!
      — Cosa vuoi fratellino!
      — Spiega la mia bandiera.
      — Sei pazzo? Quei birboni riprenderanno il cannoneggiamento. Giacché si sono stancati, lasciali tranquilli.
      — Voglio che si sappia che chi guida questo praho è la Tigre della Malesia.
      — E ti saluterà con una grandine di granate.
      — Il vento comincia a diventare più fresco, Yanez. Fra dieci minuti noi saremo fuori di portata dai suoi colpi.
      — Sia pure.
      Ad un suo cenno un pirata attaccò la bandiera alla drizza di poppa e la issò fino alla punta dell'albero maestro.
      Un colpo di vento la sciolse e alla limpida luce della luna mostrò il suo colore sanguigno.
      — Tira ora! Tira! — gridò Sandokan, tendendo il pugno verso il legno nemico.
      — Fa' tuonare i tuoi cannoni, arma i tuoi uomini, empi di carbone le tue caldaie, io ti aspetto! Voglio mostrarti la mia conquista al baleno delle mie artiglierie!
      Due colpi di cannone furono la risposta. L'equipaggio dell'incrociatore aveva di già scorta la bandiera delle tigri di Mompracem e riprendeva, con maggior vigore, il cannoneggiamento.
      L'incrociatore precipitava la marcia per dare addosso al veliero e dargli, occorrendo, l'abbordaggio.
      Il suo camino fumava come un vulcano e le ruote mordevano fragorosamente le acque. Quando le detonazioni cessavano, si udivano perfino i sordi muggiti della macchina.
      Il suo equipaggio dovette però ben presto convincersi che non era cosa facile gareggiare con un veliero attrezzato a praho.


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Le Tigri di Mompracem
di Emilio Salgari
pagine 343

   





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