La cannoniera, una delle più piccole, della portata di forse cento tonnellate, armata d'un solo cannone situato sulla piattaforma di poppa, si accostò fino a mille metri, poi virò di bordo ma non si allontanò del tutto, poiché si vedeva sempre il suo pennacchio di fumo a una decina di miglia verso l'est.
I pirati non si preoccupavano per questo, ben sapendo che quel piccolo legno non avrebbe ardito gettarsi contro il praho, le cui artiglierie erano così numerose da tenere testa a quattro di siffatti nemici.
Verso il mezzodì un pirata, che si era arrampicato sul pennone di trinchetto, per accomodare una fune, segnalò Mompracem, il temuto covo della Tigre della Malesia.
Yanez e Sandokan respirarono, ritenendosi ormai sicuri e si precipitarono verso prua seguiti da Marianna.
Là, dove il cielo si confondeva col mare, si scorgeva una lunga striscia ancora di colore indeciso, ma che a poco a poco diventava verdeggiante.
— Presto, presto! — esclamò Sandokan che era in preda ad una viva ansietà.
— Cosa temi? — chiese Marianna.
— Non so, ma il cuore mi dice che laggiù qualche cosa è accaduto. La cannoniera ci segue sempre?
— Sì, vedo il pennacchio di fumo verso l'est — disse Yanez.
— Brutto segno.
— Lo temo anch'io, Sandokan.
— Vedi nulla tu?
Yanez puntò un cannocchiale e guardò con profonda attenzione per alcuni minuti.
— Vedo i prahos ancorati nella baia.
Sandokan respirò e un lampo di gioia balenò nei suoi occhi.
— Speriamo — mormorò.
Il praho, spinto da un buon vento, in capo ad un'ora giunse a poche miglia dall'isola e si diresse verso la baia che s'apriva dinanzi al villaggio.
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