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      Ben presto giunse tanto vicino da discernere completamente le fortificazioni, i magazzini e le capanne.
      Sulla grande rupe, sulla cima del vasto edificio che serviva di abitazione alla Tigre, si vedeva ondeggiare la grande bandiera della pirateria, ma il villaggio non era più florido come era stato lasciato e i prahos non erano più tanto numerosi.
      Parecchi bastioni apparivano gravemente danneggiati, molte capanne si vedevano mezze arse e parecchi legni mancavano.
      — Ah! — esclamò Sandokan, comprimendosi il petto. — Ciò che sospettavo è accaduto: il nemico ha assalito il mio covo.
      — E vero — mormorò Yanez, con dolore.
      — Povero amico — disse Marianna colpita dal dolore che si rifletteva sul viso di Sandokan. — I miei compatrioti hanno approfittato della tua assenza.
      — Sì — rispose Sandokan scuotendo tristemente il capo. — La mia isola, un dì temuta e inaccessibile, è stata violata e la mia fama si è oscurata per sempre!
      LA REGINA DI MOMPRACEMPur troppo Mompracem, l'isola ritenuta così formidabile da sgomentare i più coraggiosi al solo vederla, era stata violata non solo, ma per poco non era caduta nelle mani dei nemici.
      Gli inglesi, probabilmente informati della partenza di Sandokan, certi di trovare un presidio debole, si erano improvvisamente portati contro l'isola, bombardando le fortificazioni, colando a fondo parecchi legni e incendiando parte del villaggio. Avevano spinto la loro audacia fino a sbarcare delle truppe per tentare di impadronirsene, ma il valore di Giro-Batol e dei suoi tigrotti aveva finalmente trionfato e i nemici erano stati costretti a ritirarsi per tema di venire sorpresi alle spalle dai prahos di Sandokan, che ritenevano poco lontani.


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Le Tigri di Mompracem
di Emilio Salgari
pagine 343

   





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