Era stata una vittoria, è vero, ma per poco l'isola non era andata nelle mani del nemico.
Quando Sandokan e i suoi uomini sbarcarono, i pirati di Mompracem ridotti a metà, si precipitarono incontro a lui con immensi evviva, reclamando vendetta contro gli invasori.
— Andiamo a Labuan, Tigre della Malesia — urlavano. — Rendiamo le palle che hanno scagliate contro di noi!
— Capitano — disse Giro-Batol facendosi innanzi. — Noi abbiamo fatto il possibile per abbordare la squadra che ci assalì, ma non vi riuscimmo. Conduceteci a Labuan e noi distruggeremo quell'isola fino all'ultimo albero, all'ultimo cespuglio.
Sandokan, invece di rispondere, prese Marianna e la condusse dinanzi alle orde:
— È la patria di costei, — disse, — la patria di mia moglie!
I pirati vedendo la giovanetta che fino allora era rimasta dietro a Yanez, mandarono un grido di sorpresa e di ammirazione.
— La «Perla di Labuan»! Viva la «Perla»!... — esclamarono, cadendo in ginocchio dinanzi a lei.
— La sua patria mi è sacra, — disse Sandokan, — ma fra poco avrete campo di rimandare ai nostri nemici le palle che essi scagliarono su queste coste.
— Stiamo per venire assaliti? — chiesero tutti.
— Il nemico non è lontano, miei prodi; voi potete scorgere la sua avanguardia in quella cannoniera che gira arditamente presso le nostre coste. Gli inglesi hanno forti motivi per assalirmi: vogliono vendicare gli uomini che noi uccidemmo sotto le foreste di Labuan e strapparmi questa giovanetta. Tenetevi pronti, che il momento forse non è lontano.
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