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      Portava alla cintura i due kriss, insegna di gran capo e una splendida scimitarra colla guaina d'argento e l'impugnatura d'oro.
      Marianna invece indossava un vestito di velluto nero trapunto in argento, frutto di chissà mai quale saccheggio e che lasciava allo scoperto le braccia e le spalle sulle quali cadevano come pioggia d'oro i suoi stupendi capelli biondi. Ricchi braccialetti adorni di perle d'inestimabile valore e un diadema di brillanti, che mandava sprazzi di luce, la rendevano più bella, più affascinante. I pirati nel vederla non avevano potuto trattenere un grido di ammirazione dinanzi a quella superba creatura, che essi riguardavano come una divinità.
      — Amici, miei fedeli tigrotti — disse Sandokan chiamando intorno a sé la formidabile banda. — Qui vi ho chiamati per decidere la sorte della mia Mompracem.
      «Voi mi avete veduto lottare per tanti anni senza posa e senza pietà contro quella razza esecrata che assassinò la mia famiglia, che mi rapì una patria, che dai gradini di un trono mi precipitò a tradimento nella polvere e che mira ora alla distruzione della razza malese, voi mi avete veduto lottare come una tigre, respingere sempre gli invasori che minacciavano la nostra selvaggia isola, ma ora basta. Il destino vuole che mi arresti, e così sia.
      «Ormai sento che la mia missione vendicatrice è finita; sento di non saper più ruggire né combattere come un tempo, sento d'aver bisogno di riposo.
      «Combatterò ancora un'ultima battaglia col nemico che verrà forse domani ad assalirci, poi darò un addio a Mompracem e andrò lontano a vivere con questa donna che amo e che diverrà mia moglie.


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Le Tigri di Mompracem
di Emilio Salgari
pagine 343

   





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