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      Vorrete voi continuare le imprese della Tigre? Vi lascio i miei legni e i miei cannoni e se preferite seguirmi nella mia nuova patria, vi considererò ancora come miei figli.»
      I pirati, che parevano atterriti da quella rivelazione inaspettata, non risposero, ma si videro quei volti, anneriti dalla polvere dei cannoni e dai venti del mare, bagnarsi di lagrime.
      — Piangete! — esclamo Sandokan con voce alterata dalla commozione. — Ah! Sì, vi comprendo miei prodi, ma credete che anch'io non soffra all'idea di non rivedere forse più mai la mia isola, il mio mare, di perdere la mia potenza, di rientrare nell'oscurità dopo aver tanto brillato, di aver conquistata tanta fama, sia pure terribile, sinistra? È la fatalità che così vuole e curvò il capo e poi ora non appartengo che alla «Perla di Labuan».
      — Capitano, mio capitano! — esclamò Giro-Batol che piangeva come un fanciullo. — Rimanete ancora fra noi, non abbandonate la nostra isola. Noi la difenderemo contro tutti, noi leveremo uomini, noi se vorrete, distruggeremo Labuan, Varauni e Sarawack onde più nessuno osi minacciare la felicità della «Perla di Labuan».
      — Milady! — esclamò Juioko. — Rimanete anche voi, noi vi difenderemo contro tutti, noi faremo coi nostri corpi scudo contro i colpi del nemico e se vorrete conquisteremo un regno per darvi un trono.
      Fra tutti i pirati vi fu un'esplosione di vero delirio. I più giovani supplicavano, i più vecchi piangevano.
      — Rimanete milady! Rimanete a Mompracem! — gridavano tutti affollandosi dinanzi alla giovanetta.


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Le Tigri di Mompracem
di Emilio Salgari
pagine 343

   





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