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      Questa ad un tratto si avanzò verso le bande, reclamando con un gesto il silenzio.
      — Sandokan — disse con un accento che non tremava. — Se ti dicessi rinuncia alle tue vendette e alla pirateria e se io spezzassi per sempre il debole vincolo che mi lega ai miei compatrioti e adottassi per patria quest'isola, accetteresti tu?
      — Tu, Marianna, rimanere sulla mia isola?
      — Lo vuoi?
      — Sì e io ti giuro che non prenderò le armi che in difesa della mia terra.
      — Mompracem sia adunque la mia patria e qui rimango!
      Cento armi si innalzarono e si incrociarono sul petto della giovanetta che era caduta fra le braccia di Sandokan, mentre i pirati ad una voce gridarono:
      — Viva la Regina di Mompracem! Guai a chi la tocca!...
      IL BOMBARDAMENTO DI MOMPRACEMAll'indomani pareva che il delirio si fosse impadronito dei pirati di Mompracem. Non erano uomini, ma titani che lavoravano con energia sovrumana a fortificare la loro isola che ormai più non volevano abbandonare, dacché la «Perla di Labuan» aveva giurato di rimanervi.
      S'affaccendavano attorno alle batterie, rizzavano nuove trincee, battevano furiosamente le rupi per staccare massi che dovevano rinforzare i ridotti, empivano i gabbioni che disponevano dinanzi ai cannoni, abbattevano alberi per rizzare nuove palizzate, costruivano nuovi bastioni che munivano colle artiglierie levate ai prahos, scavavano trabocchetti, preparavano mine, empivano i fossati di ammassi di spine e piantavano nel fondo punte di ferro avvelenate col succo dell'upas; fondevano palle, rinforzavano le polveriere, affilavano le armi.


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Le Tigri di Mompracem
di Emilio Salgari
pagine 343

   





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