La Regina di Mompracem, bella affascinante, scintillante d'oro e di perle, era là ad incoraggiarli colla sua voce e coi suoi sorrisi.
Sandokan era alla testa di tutti e lavorava con una attività febbrile che pareva una vera pazzia. Correva dove era necessario il suo intervento, aiutava i suoi uomini a porre in batteria le artiglierie, spezzava rupi per ricavare materiali, dirigeva le opere di difesa su tutti i punti, validamente aiutato da Yanez, che pareva avesse perduta la sua solita calma.
La cannoniera, che navigava sempre in vista dell'isola, spiando i lavori, bastava a stimolare i pirati, convinti ormai che attendesse una potente squadra per bombardare la rocca della Tigre.
Verso il mezzodì giunsero al villaggio parecchi pirati che erano partiti la sera innanzi coi tre prahos e le notizie che recarono non erano inquietanti. Una cannoniera che pareva spagnola si era mostrata al mattino diretta verso l'est, ma sulle coste occidentali nessun nemico era apparso.
— Temo un grande attacco — disse Sandokan a Yanez. — Gli inglesi non verranno soli ad assalirmi, lo vedrai.
— Che abbiano fatto lega cogli spagnoli e cogli olandesi?
— Sì, Yanez, e il mio cuore mi dice che non m'inganno.
— Troveranno pane pei loro denti. Il nostro villaggio è diventato inespugnabile.
— Forse, Yanez, ma non disperiamo. Ad ogni modo in caso di sconfitta i prahos sono pronti a prendere il largo.
Si rimisero al lavoro mentre alcuni pirati invadevano i villaggi indigeni disseminati nell'interno dell'isola, per reclutare gli uomini più validi.
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