— Ah! Sandokan, ho paura! — esclamò la giovanetta piangendo.
— Tornerò da te, non temere mia diletta. Le palle risparmieranno la Tigre della Malesia, anche in questa pugna.
La baciò in fronte, poi fuggì verso i bastioni, tuonando:
— Su tigrotti, che la Tigre è con voi! Il nemico è forte, ma noi siamo ancora le tigri della selvaggia Mompracem.
Un urlo solo vi rispose:
— Viva Sandokan! Viva la nostra Regina!...
La flotta nemica si era arrestata a sei miglia dall'isola e parecchie imbarcazioni si staccavano dalle navi conducendo qua e là numerosi ufficiali. Sull'incrociatore, che aveva inalberate le insegne di comando, si teneva senza dubbio consiglio. Alle dieci le navi e i prahos, sempre schierati in ordine di battaglia, muovevano verso la baia.
— Tigri di Mompracem! — gridò Sandokan che si trovava ritto sul gran ridotto centrale, dietro un cannone da ventiquattro. — Rammentatevi che difendete la «Perla di Labuan» e quegli uomini là, che vengono ad assalirci, sono coloro che assassinarono sulle coste di Labuan i vostri compagni!
— Vendetta! Sangue! — urlarono i pirati.
Un colpo di cannone partì in quel momento dalla cannoniera che da due giorni spiava l'isola e per un caso strano la palla abbattè la bandiera della pirateria, che sventolava sul bastione centrale. Sandokan sussultò e sul suo viso si dipinse un vivo dolore.
— Vincerai, o flotta nemica! — esclamò con voce triste. — Il cuore me lo dice!
La flotta si avvicinava sempre, mantenendosi su una linea il cui centro era occupato dagli incrociatori e le ali dai prahos del sultano di Varauni.
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